Bisogna fare piena chiarezza sulla vicenda Casa delle Musiche. Il dibattito aperto nei luoghi istituzionali e sui mezzi di comunicazione ha assunto tratti inquietanti e talvolta offensivi per tanti dei soggetti coinvolti nella bagarre. Purtroppo non tutto si può chiarire in una lettera, c'è bisogno di aprire un dibattito vero. Ma iniziamo a dire qualcosa.
C'è un gran parlare in città unito ad una gran voglia, da tempo annunciata, di "aprire i cassetti", per vedere l'effetto che fa.Si vuol cambiare musica, ma bisognerebbe capire quel che si vuol cercare e dove si vuole andare, verso quale orizzonte procedere.
La questione musica a Terni (anzi la questione musiche) è diventata una vicenda esclusivamente burocratico-urbanistico-architettonica: delibere, bandi, appalti, magheggi, favori.
C'è un desiderio abnorme di trovare una storia da raccontare a Le Iene piuttosto che al Gabibbo, una storia simbolo dello spreco e del malaffare, dell'aria cattiva che tira da queste parti.
Bene, la storia della Casa delle Musiche (ex nuovo Pan Pot) tiene insieme diversi temi che balzano agli occhi e che sono propri del sentimento comune di sfiducia: spreco di soldi pubblici, appalti incomprensibili, bandi di gestione poco efficaci. Tutte cose che almeno in parte (magari piccola) si sono verificate. Vicende che hanno attraversato Amministrazioni di colore e indirizzo differente: chissà se qualcuno ancora si ricorda che l'intuizione (e poi il progetto) nasce in epoca Ciaurro con l'Assessore Pepegna? Una buona idea che trova ostacoli infiniti, nonché paradossali, fino ad oggi.
Ma questa storia sarebbe bene raccontarla tutta e una volta per tutte, perché non è un fatto privato ma della città intera. Una storia lunga oramai sedici anni.
Quel che oggi fa specie è l'accanimento ossessivo sugli aspetti formali e la completa assenza di idee sui contenuti: un vuoto penumatico assordante. La musica è aria in movimento, niente di più, come le chiacchiere. Per fare musica occorre soltanto uno spazio dove possa risuonare: le chiacchiere trovano i media, la musica fatica a trovare luoghi d'uso comuni.
Oggi rispetto al '98 è un altro mondo, un'altra musica. A Terni esistono numerosi spazi per fare musica e spettacolo già in uso e tanti altri non utilizzati che potrebbero essere conquistati: i teatri di posa dell'ex CMM; quelli di Papigno dove ancora è allestito il teatro usato da Benigni per le riprese televisive della Divina Commedia (1.200 posti tecnicamente agibili); capannoni dismessi; sale di locali pubblici piuttosto che di alberghi già pronte all'uso; ipotesi di interi paesi vocati alla musica come Collescipoli. Insomma tanti ottimi posti e tante buone idee. Manca soltanto una cosa: la volontà di andare oltre la polemica e mettere il naso (e le orecchie) dentro alle questioni. Quanti concerti andranno ad ascoltare i polemisti del caso? Di che genere? Cos'altro vorrebbero in termini di proposta? Quali sono i reali consumi culturali a Terni? Nulla, assolutamente il nulla.
Ma c'è di più: nessuno aprendo i famosi cassetti ha avuto interesse ad andare a leggere i progetti, i contenuti. Tanta curiosità si è riversata esclusivamente su questioni formali dove ci pare non ci sia ancora molto da approfondire.
E intanto la musica che fine fa? E i musicisti che sforniamo dalle tante scuole piuttosto che dal Conservatorio (unica istituzione culturale cittadina...)? e il pubblico?
Bene, noi non ci stiamo più. Non ci tiriamo indietro perché difendiamo la ratio dei progetti portati avanti con spirito di rete da quindici anni. Si chiama coerenza. Ma se serve perché non ripensare di nuovo la mission di quel posto, tutti insieme? Di quello e di tanti altri luoghi che oggi non hanno più una prospettiva? Nel nostro progetto il primo punto era la costituzione di un "tavolo delle musiche", un luogo vero e permanente aperto a tutti i soggetti che in qualche modo hanno a che fare con la musica.
Però quando si cercano le carte bollate con ossessione magari non ci accorge di null'altro...
L'Arci vuole rilanciare, per amore delle musiche: convochiamo a Terni per inizio 2015 una prima edizione degli Stati Generali della Musica, lasciamo parlare tutti i soggetti competenti dentro una cornice di discussione seria, affrontiamo le questioni vere. Gli spazi avanzano ma le idee languono.
Noi ci siamo a metterci in gioco.
Continuando su questo filone uccideremo la musica, o quel che ne rimane.
Abbiamo bisogno di politiche per la musica, non di muri.
Perchè ci vuole orecchio, [...] e anche parecchio.
Terni, 24/10/2014
IL PRESIDENTE
Francesco Camuffo
Venerdì 10 ottobre gli studenti scenderanno in piazza in tutte le città italiane, contro il piano scuola proposto dal governo. L'Arci aderisce e sostiene la protesta.
La pagina Facebook della manifestazione ternana
a cura di Rete degli Studenti Medi e Unione degli Universitari - da ArciReport, 24 settembre 2014
Il patto educativo proposto dal governo Renzi chiude una stagione decennale, apertasi tra la fine del percorso Berlinguer e il termine dei provvedimenti Gelmini. Una stagione in cui la scuola è stata considerata solo come spazio pubblico improduttivo ed inutile ad un modello sociale caratterizzato da forti richiami a privatizzazioni, chiusure, paure, da modelli estetici premianti il reddito e la legge del più forte o del più furbo.
Questo governo si prende una responsabilità inedita ma chiara: aprire una consultazione larga, coinvolgere i soggetti, decidere per rimettere al centro della discussione sul sistema-paese l'istruzione.
Nell'assumersi questo onere dovrà valutare anche i rischi del trattare in maniera decisa un mondo che ha una sua insita delicatezza come quello della scuola. Non basta evocare il cambiamento per giustificare un'azione governativa: crediamo sia necessario più ampio respiro e una scelta comune sulla direzione della rotta, coinvolgendo un protagonismo che la scuola ha colpevolmente inattivo da anni.
Crediamo fondamentale che questo coinvolgimento parli a un'idea di scuola capace di tratteggiare un'idea di modello sociale, che guardi alla partecipazione, alla tutela dei beni artistici e culturali, alla crescita di spirito critico e all'educazione alle relazioni, in un contesto sempre più parcellizzato ed esclusivo.
Le linee guida del governo su questo sono silenti; c'è un vuoto su questi temi che colpisce. Un vuoto che inevitabilmente dovranno colmare gli studenti di questo paese, rimettendo in gioco un tema che negli ultimi anni è stato mortificato: le relazioni. Viviamo una società basata su competizione ed esclusione. La dimensione sociale si sposta sempre più su un piano virtuale, in cui le relazioni crescono esponenzialmente per quantità ma perdono la qualità, sviluppandosi spesso tramite oggetti o macchine e, per questo motivo, la prospettiva rischia di essere non più il 'noi' ma l' 'io verso gli altri'. Un'intera generazione rischia di essere risucchiata in un meccanismo sociale distorto e freddo in cui, alla fine dei conti, è sempre il più debole a restare indietro e la società non avrà più la capacità di occuparsene, perché avrà perso la capacità di accorgersene. Ma soprattutto quest'intera generazione rischia di rimanere senza la speranza e la voglia di cambiamento. Quest'autunno vogliamo combattere il disinteresse e l'indifferenza, vogliamo ricostruire la motivazione e la voglia di cambiamento, vogliamo ricostruire la coscienza di una generazione ad essere la Grande Bellezza di questo Paese. In una fase nuova in cui, dopo tanti anni di marginalità nella discussione politica, un Governo mette l'Istruzione - almeno a parole - al centro del dibattito e degli investimenti, vogliamo creare una mobilitazione propositiva e costruttiva in cui aggregare gli studenti negli spazi delle nostre scuole e delle nostre città per riqualificarli e trasformarli da sterili spazi di passaggio in cui si sta quasi per imposizione a luoghi in cui si vive e si convive, capaci di generare idee, passione, pensiero, consapevolezza, arte, musica...Bellezza. Da questi luoghi vogliamo rispondere alle proposte del Governo e sfidarlo su quei temi ignorati ma, per noi, fondamentali: cicli nuovi, diritto allo studio, democrazia nelle scuole, didattica innovativa, valutazione. Rivendichiamo una Scuola davvero buona. Rivendichiamo una vera cittadinanza studentesca. Da questi luoghi vogliamo chiedere con forza che al centro del Paese ci sia la Conoscenza e l'Istruzione nel suo complesso: rivendichiamo un investimento politico ed economico in tutto il sistema della Conoscenza. Vogliamo essere protagonisti, e tutti gli studenti con noi, del cambiamento della scuola, riuscendo a far valere le esigenze e i bisogno di tutti gli studenti, affinché la scuola possa essere realmente un luogo di formazione, conoscenza e creatività.
Festival Sabir, un risarcimento a Lampedusa
Il 3 ottobre prossimo sarà passato un anno dalla strage di Lampedusa in cui 368 persone persero la vita nel tentativo di raggiungere l'Italia. Una tragedia che ha scosso le coscienze di gran parte dell'opinione pubblica, anche internazionale, e che indusse l'allora governo Letta ad avviare un programma di salvataggio delle imbarcazioni a rischio, anche al di fuori dalle nostre acque territoriali. Ma il governo dell'epoca, in particolare il Ministro dell'Interno poi riconfermato da Renzi, Angelino Alfano, commise anche degli intollerabili errori.
Da un lato la promessa di funerali di Stato che con si tennero mai e la presenza dell'ambasciatore eritreo ai funerali di Agrigento, che ha rappresentato una vera umiliazione per i familiari degli cittadini eritrei scomparsi. Dall'altra la mancata identificazione delle persone decedute in quella maledetta notte, nonostante l'avvio della procedura d'individuazione del DNA delle persone sepolte in molti comuni della Sicilia.
Ad un anno di distanza il Parlamento italiano, nonostante le decine di migliaia di firme raccolte dal Comitato 3 ottobre, non ha ancora approvato la legge che istituisce la Giornata della memoria (solo pochi giorni fa il testo, brevissimo e senza previsione di spesa, è stato calendarizzato, ma sicuramente il suo cammino, senza una reale volontà politica, sarà lungo e tormentato). L'istituzione di una tale Giornata, oltre a restituire dignità ai tanti migranti morti nel tentativo di raggiungere l'Europa, permetterebbe di fare chiarezza sulle responsabilità che gravano sui governi nella gestione delle frontiere.
Infatti, a un anno da quella strage, e nonostante l'operazione Mare Nostrum, si contano a migliaia, anche quest'anno, le vittime inghiottite da quel Mediterraneo che ormai è diventato il più grande cimitero a cielo aperto. E questo perché è mancata finora la volontà reale di eliminare le cause di quelle morti, riformando profondamente la legislazione su immigrazione e asilo, aprendo canali d'accesso umanitari e realizzando un sistema d'accoglienza unico con standard rispettosi della dignità dei rifugiati e delle comunità che li accolgono.
L'Arci, con il Comitato 3 ottobre e il Comune di Lampedusa e Linosa, ha organizzato dal 1 al 5 ottobre sull'isola il Festival Sabir innanzitutto perché ritiene che si debba restituire a quell'isola e ai suoi abitanti un risarcimento in termini di immagine, riconoscendole il ruolo che svolge nel mediterraneo.
Lampedusa è oggi una periferia del mondo, che va liberata da una rappresentazione strumentale e distorta che ha associato al suo nome tutte le contraddizioni e le ingiustizie prodotte dai vari governi in questi anni.
Per questo pensiamo che sia indispensabile dare la parola all'isola e alla sua comunità di persone. Lo faremo nei 5 giorni del Festival, innanzitutto grazie ai laboratori che Ascanio Celestini, già a Lampedusa, sta organizzando con gli abitanti. E un omaggio all'isola sarà anche il concerto che Fiorella Mannoia terrà il 4 ottobre.
Di Lampedusa vogliamo promuovere il ruolo centrale che può svolgere come luogo di incontro, ponte tra culture diverse, in grado di indicare all'Italia e all'Europa che il futuro non può che avere al centro il Mediterraneo, le comunità che vi si affacciano, le reti sociali che sulla sponda nord e sud si sono radicate.
Centinaia di persone provenienti da molti paesi europei e africani si troveranno sull'isola durante i giorni del Festival, per partecipare a dibattiti e alle innumerevoli iniziative culturali che si terranno ogni giorno.
Il 3 ottobre ricorderemo, con tante azioni simboliche organizzate dall'omonimo Comitato, le vittime della strage, insieme ai li loro familiari e ai superstiti. Li ricorderemo a Lampedusa e in molte città italiane, dove in quella giornata sono state organizzate iniziative di commemorazione e di denuncia, chiedendo scelte concrete perché di frontiera non si debba più morire.
Filippo Miraglia, VicePresidente naz.le ARCI - da huffingtonpost.it
Il comitato provinciale di ARCI Terni e i Circoli presenti nel territorio aderiscono allo Sciopero Generale indetto dalle organizzazioni sindacali per venerdì 17 e invitano tutti i ternani a scendere in piazza per difendere le acciaierie e il futuro della città. Negli ultimi anni ARCI Terni ha seguito le vicende delle acciaierie sempre a fianco dei lavoratori, dalla crisi del magnetico del 2004 fino alle incertezze per il futuro dovute ai vari cambi di proprietà. In questi ultimi mesi non abbiamo mai fatto mancare il nostro sostegno ai lavoratori impegnati in una difficile lotta in difesa del lavoro e del futuro di un territorio pesantemente colpito dalla crisi economica. Venerdì al Corteo saremo presenti con un nostro striscione, l'appuntamento è presso la nostra sede situata al "Palazzone" di Viale Brin, a poche centinaia di metri dalla fabbrica. Attenderemo lì il passaggio della manifestazione, alla quale ci uniremo insieme ai profughi ospiti dei nostri progetti di accoglienza.
La messa in mobilità di 537 dipendenti e un piano industriale di dismissione del sito siderurgico ternano, sito che costituisce il 20% del pil regionale, rappresentano un duro colpo all'economia e alla storia di una città che ha costruito la sua identità sulla "forza" della fabbrica dell'acciaio. Alle acciaierie di Terni sono impiegati direttamente circa tremila addetti e altrettanti costituiscono l'indotto di riferimento, circa ventimila persone ne beneficiano in termini di reddito.
In questo contesto, TK - AST è tra i primi produttori mondiali di laminati piani inossidabili, costituendo da sola una quota sul mercato italiano superiore al 40 per cento.
Il report annuale 2013 di Federacciai ha confermato, del resto, che quello in cui opera AST è un settore strategico per l'economia nazionale: in controtendenza rispetto agli altri acciai speciali, la produzione di laminati piani a caldo e a freddo è aumentata del 4,3 per cento rispetto all'anno precedente, passando da 598.300 tonnellate nel 2011 a 624.000 nel 2012.
AST rappresenta, quindi, una componente imprescindibile della matrice produttiva dell'Umbria e dell'intero Paese oltre che essere tratto costituente ed essenziale del capitale sociale e territoriale di Terni e dell'intera regione, non può quindi essere ridimensionata, serve da parte del governo un impegno vero, un piano industriale che rilanci la competitività del polo siderurgico ternano e garantisca la piena occupazione dei lavoratori.