Serve una svolta. Per questo votiamo per il centro-sinistra.
Le richieste dell'ARCI al futuro governo
Il nostro è un Paese straordinario. L’Italia possiede una delle Costituzioni più belle del mondo, scritta da persone che hanno creduto nella democrazia, nella partecipazione attiva dei cittadini, nella solidarietà e nella giustizia. Viviamo in un Paese ricco di un patrimonio culturale, artistico e naturalistico che tutto il mondo ci invidia. Per secoli abbiamo dato vita a una importante cultura umanistica e scientifica. Abbiamo fatto della partecipazione civica il pilastro fondamentale della nostra democrazia. Il nostro statuto dei lavoratori è un caposaldo della difesa dei diritti e della piena attuazione del primo articolo della Carta Costituzionale. Siamo stati protagonisti del progetto di costruzione dell'Unione Europea.
Ma rischiamo di perdere la bussola. Siamo nel pieno della burrasca della crisi. Una crisi strutturale, economica e sociale, culturale e ambientale. Il mondo non è più lo stesso. I nuovi equilibri economici e sociali globali mettono a rischio i diritti conquistati con fatica dal dopoguerra ad oggi. In nome di uno sviluppo basato sullo sfruttamento dissennato del suolo e delle risorse naturali, rischiamo di distruggere il pianeta e di consegnare alle generazioni future un'Italia sempre più brutta e devastata. Gli effetti della crisi spingono intere fasce della popolazione a rifugiarsi nell'egoismo sociale e creano terreno fertile al dilagare di nuovi populismi.
Vent’anni di governo della destra populista hanno messo in ginocchio l’Italia. Hanno distrutto legami sociali, impoverito le persone, rapinato le risorse economiche e naturali, garantito i grandi poteri, imbavagliato e depotenziato ogni forma di opposizione democratica. La sistematica distruzione del sistema di welfare e di quello dell’istruzione e della conoscenza stanno ipotecando seriamente il nostro comune futuro. Anche in Europa ci siamo allineati al pensiero unico dei grandi poteri economico finanziari, che sta disgregando l’Unione e strangolando interi Paesi.
Per questo c’è bisogno di un cambiamento radicale, che rimetta al centro dell’agenda politica i principi fondamentali della nostra Costituzione e i diritti che garantisce a tutti i cittadini e le cittadine: l'uguaglianza, il lavoro, il reddito, la sicurezza sociale, i diritti sociali, civili e culturali, la responsabilità sociale delle imprese, la difesa dell’ambiente, l’equità e la partecipazione attiva dei cittadini. Dobbiamo costruire un nuovo modello di sviluppo equo e sostenibile.
L’Arci, associazione di promozione sociale e culturale, ha continuato a svolgere in questi anni difficili il ruolo di animatore dei territori, promuovendo socialità e partecipazione. Ha messo in campo iniziativa politica ed elaborazione culturale. Ha lavorato con altre organizzazioni del terzo settore, reti e movimenti sociali, sindacati ed enti locali, per costruire un’alternativa alla deriva populista. Il nostro progetto associativo si propone di dare voce a chi non ce l'ha e offrire alle persone l'opportunità di essere protagoniste in prima persona della costruzione di un mondo migliore.
Con l’autonomia che ha sempre caratterizzato la nostra iniziativa, intendiamo impegnarci nell'appuntamento elettorale del 24 e 25 febbraio, il cui esito sarà decisivo per garantire al paese la svolta di cui c'è drammaticamente bisogno. Per questo invitiamo tutti e tutte ad un impegno straordinario per sostenere i partiti del centro-sinistra. Lo faremo promuovendo iniziative, incontri di approfondimento e conoscenza sui temi che ci stanno a cuore, coinvolgendo il maggior numero di cittadini in un confronto costante con le forza politiche, sostenendo in particolare i candidati e le candidate che sono espressione della nostra associazione.
Proponiamo ai partiti del centro-sinistra e ai loro candidati un’agenda per ritrovare la direzione giusta
Più opportunità per i giovani. Dare valore al loro protagonismo
Crediamo in un Paese che guarda al futuro con speranza e ottimismo, con la consapevolezza di essere in grado di lasciare ai propri figli maggiori e migliori opportunità di quante ne abbiano potuto godere i loro padri. Pensiamo che la questione generazionale sia l’indicatore più sensibile di come una società possa nutrire bisogni, desideri e sogni delle giovani generazioni, motore di ogni cambiamento e garanzia della propria continuità democratica e civile. E’ necessario e urgente rida - re fiducia agli studenti con investimenti per la qualità formativa che ricollochino il nostro sistema scolastico e universitario tra le eccellenze dei Paesi europei; riconsegnare opportunità ai giovani in cerca di lavoro per poter garantire loro l’orizzonte di un progetto di vita autonomo e dignitoso nel proprio Paese; rilanciare il ruolo del Servizio Civile nazionale come palestra di cittadinanza per le giovani generazioni in progetti del Terzo settore per le comunità locali; garantire l'apertura di processi partecipativi di rappresentanza democratica e di responsabilizzazione in ogni fase della vita dei cittadini.
Più sostegno alle politiche per il lavoro, più welfare, più diritti
Assistiamo al sistematico smantellamento dei diritti del lavoro e alla mortificazione della dignità dei lavoratori considerati esplicitamente solo una variabile dei costi di produzione. Il tentativo di indebolire il movimento sindacale scardinando il sistema della contrattazione collettiva ha effetti deva - stanti sulle condizioni di vita delle persone. I lavoratori indipendenti, pur essendo ormai una parte consistente degli occupati in molti settori strategici, sono privati di ogni tutela. Le politiche di sostegno al reddito sono praticamente inesistenti e lo smantellamento del sistema dei servizi sociali aumenta i costi che le famiglie devono sostenere per vivere dignitosamente. Un numero sempre più ampio di cittadini è costretto a vivere sotto la soglia di povertà. E’ necessario garantire i diritti fondamentali alla salute, al lavoro, all’istruzione, alla possibilità di vivere in autonomia e dignità la propria vita. Per questo bisogna percorrere la strada del reddito minimo garantito, rafforzare le politi - che a tutela di tutti i lavoratori, potenziare il sistema pubblico di welfare e rilanciare una sussidiarietà virtuosa.
Equità e solidarietà. Meno finanza, più lavoro
Viviamo una delle peggiori crisi del dopoguerra. Una crisi che viene da lontano, legata ai cambia - menti strutturali dell’economia mondiale e al potere crescente della finanza speculativa sull'economia produttiva. L’eccessivo peso della finanza nel condizionare le economie reali e le stesse scelte politiche dei governi ha prodotto l'arretramento dei diritti del lavoro, ha aggravato gli squilibri sociali e aumentato il divario fra ricchi e poveri. Chiediamo politiche fiscali che operino una forte redistribuzione della ricchezza a favore dei lavoratori e delle persone meno abbienti. Chiediamo che l’Italia sia il motore di provvedimenti a livello europeo per combattere le concentrazioni e le speculazioni finanziarie. Chiediamo che sia valorizzato e incentivato il ruolo del terzo settore come attore fondamentale dell'economia sociale per uno sviluppo equo e sostenibile. Chiediamo che il nuovo governo rafforzi gli investimenti pubblici e inverta la rotta delle politiche di austerità che hanno dimostrato di produrre solo recessione, rinegoziando anche i vincoli posti dal patto di stabilità.
Più partecipazione e sussidiarietà
Il nostro Paese ha bisogno di rafforzare la partecipazione attiva dei cittadini per renderli protagonisti delle scelte sul futuro. Le recenti esperienze delle primarie vanno in questa direzione e spingo - no verso un rinnovamento dei partiti e della democrazia rappresentativa in chiave sempre più partecipativa. L’associazionismo e il terzo settore rappresentano le forme più significative di auto-organizzazione dei cittadini e sono già oggi uno dei pilastri di un moderno sistema di welfare. C’è bi - sogno di rafforzare la capacità di questo mondo di rispondere ai bisogni delle persone, in un sistema che salvaguardi la centralità del ruolo di regia della pubblica amministrazione a garanzia dell'universalismo dei diritti, e favorisca al tempo stesso la funzione di pubblico interesse delle formazioni sociali, nell'ottica di una sussidiarietà virtuosa che rafforza le responsabilità condivise della comunità sociale.
Contro il razzismo, per una nuova idea di cittadinanza
La presenza di milioni di persone di origine straniera nel nostro Paese è stata negli ultimi anni al centro del dibattito politico senza però produrre risposte giuste ed efficaci alle tante domande che emergono dal mondo dell’immigrazione. C’è bisogno di un cambiamento radicale nelle politiche per l’immigrazione, il diritto d’asilo e la lotta al razzismo.
Chiediamo al nuovo Parlamento di approvare subito la legge di riforma della cittadinanza e per il diritto di voto proposta dalla campagna “L’Italia sono anch’io”; di abolire la Bossi Fini chiudendo la stagione del diritto speciale per i migranti; di introdurre un permesso per ricerca di lavoro; di riformare la politica dei visti per combattere il traffico di esseri umani e le tragedie alle frontiere; di dare la parola ai protagonisti, costruendo opportunità di partecipazione reale dei migranti; di chiudere i CIE e tutte le forme di confinamento dei migranti; di trasferire le competenze in materia di soggiorno dal Ministero dell’Interno agli enti locali. Chiediamo di istituire un Ministero per i diritti dei migranti e rifugiati che coordini l’attività dei Ministeri competenti; di rendere finalmente indipendente l’UNAR e dotarlo di personale e risorse adeguate; di approvare una legge sul diritto d’asilo.
Per uno Stato laico, a tutela dei diritti civili
La nostra società è caratterizzata da un rapido, inarrestabile mutamento che non può in nessun modo essere controllato nell'ambito di canoni etici fondati su dogmi e certezze aprioristiche. Il dibattito sui temi etici e i diritti civili ha fatto passi in avanti nel nostro paese ma non ha prodotto le necessarie scelte concrete in campo legislativo. C’è bisogno di un forte impegno per rafforzare la laicità dello stato, tutelando la libertà di culto, ma rafforzando l’autonomia delle scelte di governo della cosa pubblica dagli orientamenti religiosi.
Crediamo che nella prossima legislatura sia necessario produrre un concreto avanzamento nelle norme per tutelare i diritti di scelta delle persone nel campo dei temi del fine-vita, per dare uguale dignità ad ogni orientamento sessuale garantendo alle persone diritti civili uguali per tutti, per garantire alle donne il diritto di interrompere la gravidanza in ogni struttura ospedaliera, per tutelare il primato della scuola pubblica, laica e aconfessionale, rispetto agli istituti di formazione privati.
Educazione alla legalità democratica contro le mafie
La lotta alle mafie e ad ogni forma di criminalità organizzata, il contrasto alla corruzione e all'evasione fiscale richiedono non solo adeguati strumenti di prevenzione e repressione, ma un vero e proprio moto di riscatto etico e civile. Va sostenuta l’educazione alla legalità democratica come processo di educazione popolare alla consapevolezza dei diritti e dei doveri, alla cittadinanza attiva e responsabile. Questo sforzo deve essere accompagnato da una seria riforma della politica e da norme a sostegno della trasparenza nella pubblica amministrazione e dell’uso consapevole del denaro. Devono essere potenziati tutti gli strumenti fin qui sperimentati nella lotta alle mafie, estendendo la loro efficacia alla lotta contro la corruzione. I capitali mafiosi e quelli derivanti dalla corruzione costituiscono un‘economia alternativa e trasversale a quella statale, che deve essere “riacquistata” dalla collettività investendo risorse a partire dall’uso dei beni confiscati e dalla valorizzazione delle forme di partecipazione ad essi collegate.
Cultura e conoscenza per un nuovo sviluppo
Crediamo che investire in cultura e conoscenza sia fondamentale per costruire le condizioni per uno sviluppo sostenibile. Il vasto ambito delle arti, del turismo, delle produzioni culturali, della ricerca e della formazione, può diventare volano per nuova occupazione e per il rilancio della nostra economia. Lo Stato e le Regioni devono orientare la loro spesa per rafforzare scuola e università, per offrire alle persone maggiori opportunità per interpretare il presente e partecipare consapevolmente al futuro del proprio Paese. E’ necessario definire un vero e proprio piano per le politiche culturali che dia ad enti locali e Regioni gli strumenti per sostenere il mondo della cultura diffusa, gli spazi per la creatività e le arti contemporanee. Dobbiamo mettere mano ai meccanismi e alle norme che regolano l’accesso ai contenuti e la condivisione della conoscenza, difendendo il pluralismo dei media e la libertà d’informazione. Così come è indispensabile sostenere il lavoro prezioso svolto nei territori dalle reti dell'associazionismo e del volontariato in ambito culturale.
Investire nella scuola e nella formazione
Un nodo decisivo del cambiamento da produrre sta nel porre finalmente al centro del nuovo progetto di società il tema della formazione, intesa nella sua accezione più ampia. Gli ambiti dell'educazione formale, non formale ed informale, la scuola e l'università, così come quelli della promozione diffusa delle opportunità culturali sono il cuore della sfida che guarda al futuro. Bisogna rimuovere tutti gli elementi che oggi hanno fatto del comparto della conoscenza un ambito di grande precarietà. Questa situazione riguarda tanto i lavoratori del settore quanto le reali opportunità offerte ai cittadini. Insegnanti, docenti e formatori in generale possono porre questo tema con la necessaria forza solo attraverso un patto che lega i loro diritti di lavoratori a quelli di alunni e famiglie, studenti e cittadini comunque interessati alla propria emancipazione e crescita culturale. Infine, nella consapevolezza che il percorso formativo inizia già dai primi anni di vita, anche gli asili nido dovrebbero uscire dai servizi a domanda individuale almeno a partire dai due anni e diventare un diritto esigibile per tutti, segnando così l'inizio di una nuova fase.
Ambiente e beni comuni
Bisogna investire su un grande piano nazionale per la difesa, il recupero e la valorizzazione del territorio, del paesaggio e dei beni comuni. Serve a garantire il futuro, ed è la sola credibile possibilità di produrre oggi lavoro, reddito e sviluppo. Le sue componenti essenziali sono tutte fattibili, e tutte credibili: contrasto al cambio climatico; ricostruzione e messa in sicurezza del territorio urbano, rurale, montano, costiero e marino; consumo zero di suolo; piano energetico nazionale fondato sulla rete diffusa e a gestione partecipata delle energie rinnovabili e sostenibili; piena applicazione dell'esito referendario per l'acqua pubblica; rinuncia alle grandi opere inutili e dannose, alle nuove centrali a carbone, alle trivellazioni in mare; un piano nazionale verso rifiuti zero; bonifica dei siti inquinati; una nuova e forte politica alimentare dal campo alla tavola, fondata su qualità, salute, dignità del lavoratore e del consumatore, filiera corta.
Per la Pace, la democrazia, i diritti umani
La domanda di rispetto dei diritti umani, di giustizia sociale, di democrazia che emerge dai popoli del mediterraneo non può trovarci indifferenti. Chiediamo una nuova politica estera dell'Unione Europea e dell'Italia per contribuire a rimuovere gli ostacoli che si frappongono al pieno esercizio dei diritti, alla creazione di un welfare globale, non subalterna alle élites economico-finanziarie, e impegnata a promuovere uno spazio euro-mediterraneo di pace, convivenza, diritti comuni. Vogliamo che l'Italia si affacci nel mondo globale col volto della diplomazia e del dialogo piuttosto che con quello delle armi. Anche per questo ci attendiamo dal nuovo parlamento una riforma della cooperazione internazionale a cui destinare maggiori risorse, che sappia coinvolgere tutti gli attori della società civile, che sia strumento e veicolo di promozione del volontariato internazionale in tutte le sue forme, soprattutto per le giovani generazioni, che diventi componente qualificante della sua politica estera. Chiediamo la non partecipazione del nostro paese a missioni militari offensive, contrarie all'art.11 della Costituzione, il ritiro dall'Afghanistan, una riduzione delle spese militari, un nuovo modello di difesa integrato in Europa, orientato dalla nostra Costituzione, l'abbandono del programma di acquisto degli F35, la demilitarizzazione di tanti nostri territori.