Festival Sabir, un risarcimento a Lampedusa
Il 3 ottobre prossimo sarà passato un anno dalla strage di Lampedusa in cui 368 persone persero la vita nel tentativo di raggiungere l'Italia. Una tragedia che ha scosso le coscienze di gran parte dell'opinione pubblica, anche internazionale, e che indusse l'allora governo Letta ad avviare un programma di salvataggio delle imbarcazioni a rischio, anche al di fuori dalle nostre acque territoriali. Ma il governo dell'epoca, in particolare il Ministro dell'Interno poi riconfermato da Renzi, Angelino Alfano, commise anche degli intollerabili errori.
Da un lato la promessa di funerali di Stato che con si tennero mai e la presenza dell'ambasciatore eritreo ai funerali di Agrigento, che ha rappresentato una vera umiliazione per i familiari degli cittadini eritrei scomparsi. Dall'altra la mancata identificazione delle persone decedute in quella maledetta notte, nonostante l'avvio della procedura d'individuazione del DNA delle persone sepolte in molti comuni della Sicilia.
Ad un anno di distanza il Parlamento italiano, nonostante le decine di migliaia di firme raccolte dal Comitato 3 ottobre, non ha ancora approvato la legge che istituisce la Giornata della memoria (solo pochi giorni fa il testo, brevissimo e senza previsione di spesa, è stato calendarizzato, ma sicuramente il suo cammino, senza una reale volontà politica, sarà lungo e tormentato). L'istituzione di una tale Giornata, oltre a restituire dignità ai tanti migranti morti nel tentativo di raggiungere l'Europa, permetterebbe di fare chiarezza sulle responsabilità che gravano sui governi nella gestione delle frontiere.
Infatti, a un anno da quella strage, e nonostante l'operazione Mare Nostrum, si contano a migliaia, anche quest'anno, le vittime inghiottite da quel Mediterraneo che ormai è diventato il più grande cimitero a cielo aperto. E questo perché è mancata finora la volontà reale di eliminare le cause di quelle morti, riformando profondamente la legislazione su immigrazione e asilo, aprendo canali d'accesso umanitari e realizzando un sistema d'accoglienza unico con standard rispettosi della dignità dei rifugiati e delle comunità che li accolgono.
L'Arci, con il Comitato 3 ottobre e il Comune di Lampedusa e Linosa, ha organizzato dal 1 al 5 ottobre sull'isola il Festival Sabir innanzitutto perché ritiene che si debba restituire a quell'isola e ai suoi abitanti un risarcimento in termini di immagine, riconoscendole il ruolo che svolge nel mediterraneo.
Lampedusa è oggi una periferia del mondo, che va liberata da una rappresentazione strumentale e distorta che ha associato al suo nome tutte le contraddizioni e le ingiustizie prodotte dai vari governi in questi anni.
Per questo pensiamo che sia indispensabile dare la parola all'isola e alla sua comunità di persone. Lo faremo nei 5 giorni del Festival, innanzitutto grazie ai laboratori che Ascanio Celestini, già a Lampedusa, sta organizzando con gli abitanti. E un omaggio all'isola sarà anche il concerto che Fiorella Mannoia terrà il 4 ottobre.
Di Lampedusa vogliamo promuovere il ruolo centrale che può svolgere come luogo di incontro, ponte tra culture diverse, in grado di indicare all'Italia e all'Europa che il futuro non può che avere al centro il Mediterraneo, le comunità che vi si affacciano, le reti sociali che sulla sponda nord e sud si sono radicate.
Centinaia di persone provenienti da molti paesi europei e africani si troveranno sull'isola durante i giorni del Festival, per partecipare a dibattiti e alle innumerevoli iniziative culturali che si terranno ogni giorno.
Il 3 ottobre ricorderemo, con tante azioni simboliche organizzate dall'omonimo Comitato, le vittime della strage, insieme ai li loro familiari e ai superstiti. Li ricorderemo a Lampedusa e in molte città italiane, dove in quella giornata sono state organizzate iniziative di commemorazione e di denuncia, chiedendo scelte concrete perché di frontiera non si debba più morire.
Filippo Miraglia, VicePresidente naz.le ARCI - da huffingtonpost.it
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